Questo per soddisfare delle esigenze
finanziarie personali o integrare l’assegno
pensionistico. Il debito può essere restituito
oppure no, finché rimane in piedi, cresce
degli interessi. Al momento del decesso,
gli eredi potranno saldare il debito (capitale
e interessi) o lasciare alla banca la casa.
Se saranno fortunati e dalla vendita del bene
la banca avanzerà qualcosa, vedranno
qualche soldo, altrimenti fine dell’eredità
immobiliare . Non sono molte le banche che
fanno questo tipo di prestito ma ci sono (Intesa,
Unicredit, Mps, Banca Popolare di Sondrio).
Perché questo strumento dovrebbe essere
conosciuto dai lavoratori come “pensione
integrativa” di scorta? Perché durante la vita
lavorativa sì potrebbero accumulare dei soldi
(e si spera) ma non è detto. Qualora l’unica
riserva sia andata sull’immobile, questo bene
dovrebbe essere utilizzato per quello che è, un
sostentamento per i proprietari “in vita”.
Se l’assegno previdenziale basterà, tanto
meglio, diversamente, senza perdere l’uso
dell’abitazione, perché non ricorrere al
prestito vitalizio?
Alternativa al prestito vitalizio è la di vendita
della nuda proprietà, ossia si cede solo la
proprietà dell’immobile e si tiene l’usufrutto
sul bene. Un giorno passati a miglior vita il
bene passa al soggetto acquirente.
In questo modo dalla vendita si possono
ricavare dei soldi da utilizzare in vita, senza
dover “dormire per strada”.
Per quanto riguarda i giovani lavoratori di
oggi, non è detto che si prodighino per
l’acquisto di una casa, qualora lo facciano
è utile che vedano l’immobile anche con
finalità pensionistiche.